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Mense, il piatto piange: venerdì 5 sciopero e presidio

Dopo lunghe ed estenuanti trattative. Dopo uno sciopero regionale annunciato e rinviato ecco lo stop nazionale. Il  motivo? Non c’è ancora nessun contratto per una fetta di lavoratori enorme, tantissime persone impiegate nelle mense, lavoratori e lavoratrici della ristorazione collettiva, che sono senza un rinnovo da troppo tempo. Non hanno aumenti e il loro lavoro è regolato da uno strumento vecchio, per non dire… avariato! Lo sciopero nazionale si svolgerà in ogni regione e a livello toscano la manifestazione si terrà il 5 febbraio alle 9,30 in via Cavour a Firenze davanti al palazzo della Prefettura. Lo slogan della manifestazione è “Il piatto piange” e per la giornata di venerdì servizio mensa a rischio in scuole, ospedali, aziende. Infatti i lavoratori e le lavoratrici della ristorazione collettiva (che preparano i pasti nelle mense di scuole, ospedali e aziende, svolgendo un delicato ruolo per anziani, bimbi e malati) saranno allo sciopero nel corso del quale le lavoratrici (tutte indosseranno un cappello da cuoca) distribuiranno una piccola colazione e una delegazione sarà ricevuta dal Prefetto. Queste lavoratrici e lavoratori, che spesso sono impiegati a part time e con diversi mesi di sospensione dell’attività, che svolgono il delicato lavoro della preparazione di pasti per anziani, bimbi e malati, hanno il contratto nazionale di lavoro scaduto da 32 mesi, quindi anche la busta paga non riceve aumenti dal gennaio 2013 (guadagnano poco più di 5 euro netti per ora lavorata). Dopo due anni e mezzo di trattativa, i datori di lavoro per rinnovare il contratto hanno posto condizioni inaccettabili: intanto vogliono limitare il pagamento dei primi tre giorni di malattia solo per tre eventi all’anno (poi nessuna retribuzione se ci si ammala). Inoltre, anche se la maggior parte dei lavoratori è a part time, hanno chiesto di poter gestire l’orario di lavoro in base alle esigenze dell’azienda, quindi nessuna programmazione certa dell’orario di lavoro e massima flessibilità. Poi, i datori chiedono un uso unilaterale di una parte dei permessi retribuiti a disposizione dei lavoratori che oggi vengono utilizzati per visite mediche, visite figli, impegni personali, eccetera: vogliono che siano anche queste per la maggior parte a disposizione dei datori di lavoro, per meglio rispondere alle esigenze tecnico organizzative delle aziende.
“Non possiamo accettare tutto questo, c’è una dignità da difendere. Si tratta di diritti, non di privilegi. Lo sciopero del 5 febbraio è solo una tappa di un percorso di mobilitazione che dovrà portare al rispetto della dignità di queste lavoratrici”, spiegano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Toscana.
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